Creo Ergo Sum

 

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a cura di Giusy Celestini

 

 

Parlare di questa straordinaria creativa è per me un piacere immenso! Scovata in un pomeriggio di dicembre di un paio di anni fa, mi ha stregata con una sua creazione in particolare, che ho fatto mia e che ho regalato per Natale ad un’amica cara. Da lì, non ho più smesso di seguirla, ammirarla, sognare di acquistare da lei l’impensabile (rammento la promessa fatta, mia cara, di richiederti una serie di bellezze da dedicare ad un pupattolo, quando diventerò mamma. La rammento benissimo! ;) ). L’oggetto che galeotto fu, era questo

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E lei è la BRAVISSIMA Giorgia di CreoErgoSum.

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Chi mi conosce bene, sa quanto io ADORI letteralmente il crochet e tutto il mondo che ci gira intorno. Il mio cruccio più grande è quello di non saper fare NIENTE con un uncinetto in mano (oltre la catenella, intendo), ma sono lieta di costatare che non si senta affatto la mia mancanza in questo ambito e che, invece, si possa ammirare tanta bellezza come quella proposta da Giorgia, che sembra avere le idee chiarissime circa il modo giusto per incantarci, e che io ho incontrato (seppur solo virtualmente, ahimè!) per un’intervista fitta e profonda. Un modo per innamorarsi di lei all’istante, questo, di quell’amore che non sarà un’avventura (scordatevelo!) ma esattamente un sentimento saldo e consapevole del quale non ci libereremo mai. Di lei sono una fan accanitissima: amo la sua Sicilia, la sua passione per i Beatles (condivisa, lei sa!), la sua freschezza, l’approccio professionale e serio che ha come venditrice, la verve che trapela dalle sue opere. Sul suo segno zodiacale dovremmo lavorarci sù, ma si può soprassedere (scherzo, Giorgia! :D ).

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 Giorgia carissima, benvenuta in (some)thingS!

Bentrovata Giusy e innanzitutto grazie per darmi l’immenso piacere di fare questa intervista che so già mi divertirà tantissimo. Complimenti anche per il progetto (some)thingS: in un trend che racchiude la comunicazione digitale in poche decine di battute qui ci si sente liberi di prendere fiato e rilassarsi.

Ti prego, consentimi di iniziare con una mia annosa (e improbabile) domanda: si parte da una catenella sempre e comunque? :D No, perché io sono ferma lì da secoli e vorrei capire se potrò, un giorno, sbloccare la mia ormai proverbiale incapacità nel crochet.

Il crochet non è difficile e saper fare la catenella è la spinta che ti darà la voglia di imparare la maglia bassa, poi la alta e via dicendo fino ad esplorare e sperimentare una immensità di punti e tecniche. La vera sfida è dare vita alle idee che ti vengono in mente, far diventare oggetto tangibile la tua idea. Per questo devi sperimentare, fare innumerevoli prove, ricominciare da capo. Ma la soddisfazione di vedere il tuo bozzetto diventare bambola è impagabile! Quindi, Giusy, buttati! Prenditi del tempo, una tazza di tè, un tutorial davanti (anche se con un maestro sarebbe tutto molto più bello) e vedrai che ti si aprirà un mondo fantastico!

In te come nasce questa fantastica passione e quando capisci di poterne fare una professione?

La mia capacità manuale è eredità delle mie nonne. Da piccola passavo interi pomeriggi con loro. Crochet e soap-opera anni 80 erano un binomio costante: trovavo incredibile guardare mia nonna sferruzzare velocissimamente senza distogliere lo sguardo dalla tv. Lei guardava la 1248esima puntata di “Sentieri”, io invece guardavo lei guardare la 1248esima puntata di “Sentieri”. Imparai i punti-base da piccola e poi li misi nel cassetto delle cose dimenticate per anni e anni. Quando mi ritrovai con filati e uncinetto in mano dopo almeno 20 anni mi accorsi di non aver dimenticato nulla! Da quel momento non ho più lasciato l’uncinetto.

Capisco di poterne fare una professione nel momento in cui ho cominciato a sentirmi dire “Tizia ha visto la collana che mi hai regalato e ne vorrebbe una per sé, Caio vorrebbe uno scaldacollo come quello che hai fatto a Sempronio”: insomma il vecchio passaparola rimane sempre un metodo efficace. Ma è stata la rete a darmi la grande occasione di farmi conoscere al grande pubblico: ho creato degli shop online su Etsy e AlittleMarket, una pagina Facebook attivissima in cui raccolgo molte richieste ed è sempre grazie alla rete che ho contattato e sono stata contattata da vari store italiani perché interessati alle mie creazioni in conto-vendita.

Chiaramente vendere online significa un sacco di cose: saperne di posizionamento SEO, saperne di lingua inglese, saperne di fotografia, saperne di comunicazione digitale ed è tutto questo bisogna studiarlo costantemente senza mai rischiare di ritrovarsi senza il tempo per creare. Insomma, una gran fatica! Ma quando un tuo pupazzo arriva in Canada o in Nord-Europa la soddisfazione di sapere che un pezzettino della tua creatività ha viaggiato lontano, ti emoziona ogni volta.

Ciò che colpisce delle tue creazioni in crochet è la rivisitazione incredibilmente originale e insolita di quelle che sono, nell’immaginario usuale, le realizzazioni che tutti conosciamo. Come è nata l’ispirazione che ti ha portato a realizzare bambole così deliziose?

L’ispirazione nasce da qualsiasi cosa io viva ma una bambola sempre da un disegno o uno schizzo. Per questo ho sempre la Moleskine in borsa (ma anche perché fa davvero troppo figo uscire la Moleskine dalla borsa: nella maggior parte dei casi infatti stimoli la curiosità del tuo vicino in treno che ti chiederà cosa fai nella vita. A quel punto tu gli rispondi “la dollsmaking”, lui ti chiederà di approfondire, tu lo inonderai dell’immenso entusiasmo che hai quando parli del tuo lavoro e prima che lui si penta di averti fatto quella domanda, gli dai il tuo bigliettino di visita). “Perché le bambole”, mi chiedi… Perché ci riportano ad essere fanciulli, perché il nostro essere bambini merita di riemergere. Perché, insomma, non è mai troppo tardi per costruirsi un’infanzia felice.

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Ci si accorge subito dei particolari curatissimi e dell’estrema dedizione che trapela in queste meraviglie. In termini di tempo, quanto impiega una tua creazione di questo tipo a prender vita?

Mi piace curare ogni particolare e questo significa dedicarsi a un progetto con lentezza e attenzione. Una bambola può valere anche una decina di ore di lavoro.

La velocità di produzione appartiene alla catena di montaggio, alla standardizzazione dei prodotti e alla filosofia “usa e getta” della produzione di massa. Chi fa e compra handmade sa che una creazione artigianale è per sempre, ed è per questo che ha un grande valore.

Borsette, gioielli, scalda collo, sotto bicchieri, vestitini per tazze, borsellini rétro: entrare nel tuo e-commerce rapisce, incanta. Si entra e non si sa dove poggiare l’attenzione (quando ci si obbliga a non lasciarsi prendere dallo shopping compulsivo, che ci obbligherebbe ad acquistare qualsiasi cosa). Da cosa ti lasci ispirare, cos’è che fa scattare in te l’istinto irrefrenabile di realizzare quell’oggetto in particolare?

Sarò sincera: nella decisione di creare un oggetto piuttosto che un altro non sono mai partita dal concetto di “utilità”. Piuttosto da una esigenza, per così dire, estetica. Un pupazzo non è certo utile nel senso proprio del termine e anche di uno scalda-tazza si può fare a meno, ma chiunque ha diritto di assecondare un capriccio, di regalare o regalarsi qualcosa che serva anche solo a decorare casa propria o se stessi.

L’ispirazione mi viene data principalmente dai colori e dal loro accostamento: spesso mi ritrovo a combinare i gomitoli di diverso colore e dire a me stessa “questi sono i colori perfetti per degli orecchini!!”

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Parliamo di Creativi attivi per il Kurdistan: in cosa consiste e come nasce, 

nello specifico?

Creativi Attivi è una rete di artigiani che ha deciso di mettere a disposizione dei propri lavori perché possano essere venduti attraverso uno shop appositamente creato su Alittlemarket. Il ricavato sarà interamente devoluto ai profughi del Kurdistan, assediati dall’ Isis senza avere la possibilità di usufruire di un corridoio umanitario. In due mesi abbiamo coinvolto una trentina di artigiani ma la cosa più entusiasmante è vedere come “dal basso” attraverso la rete sia possibile unire creatività e impegno civile. In questo momento Kobane, città simbolo della resistenza delle donne Kurde contro la follia estremista del terrorismo dell’Isis, ha dichiarato la propria liberazione, ma ovviamente l’ emergenza per i bambini e per i civili in generale permane.

Per questo la campagna è ancora in corso e durerà per un altro mese, spero che ancora in molti possano aggiungersi a questa rete solidale.

Ti faccio una domanda che ho fatto già in passato, qui in (some)thingS, perché l’argomento mi interessa molto ma, soprattutto, mi interessano i diversi punti di vista: secondo te come mai si sente così forte oggi l’esigenza di tornare a fare le cose da sé dedicandosi ad una creatività ricercata, all’handmade che diventa una professione? C’è dietro solo un “diamoci un’opportunità nuova in tempo di crisi” o dell’altro? È forse più semplice farlo, oggi, e se sì, perché?

Non riesco ad affrontare il discorso in generale se non partendo dalla mia particolare esperienza. Io ho una formazione universitaria lontana dal mondo della creatività, e come molti vivo il lavoro in maniera “altalenante”: la mia è quella generazione che passa da un contratto di collaborazione occasionale a un contratto a termine, dal lavoro “a chiamata” ai periodi di disoccupazione. Questo stato di perenne incertezza ti porta a fare delle scelte: alcuni decidono di emigrare mentre altri ricercano un’alternativa, ed io rientro in questi ultimi. Il tentativo è quello di fare della propria passione una fonte di guadagno sperando questa diventi progressivamente via via più solida. Ovviamente non basta solo essere bravi artigiani: come dicevo, bisogna studiare, ricercare e sperimentare. Però devo ammettere che oltre a credere io in me stessa ho avuto attorno persone importanti della mia vita che mi hanno dato fiducia, e questo serve sempre.

Ma c’è dell’altro e risiede nella profonda filosofia dell’handmade: c’è la speranza di trovare sempre vie alternative all’omologazione dei consumi e alla terribile logica dell’ “usa e getta”. Senza entrare in concetti macro-economici, la nostra è una crisi di sovrapproduzione: produciamo troppo, consumiamo troppo, buttiamo troppo. Siamo tutti “ambientalisti” e invece di far riparare un oggetto che si è rotto, preferiamo buttarlo per comprarne uno nuovo perché è antieconomico farlo riparare. Se tutti comprassimo dagli artigiani scopriremmo il valore immenso di quel vestito sartoriale che possiamo farci stringere/allargare/modificare dal sarto anche decine di volte senza doverlo buttare. Quindi per me l’artigianato non è solo un’alternativa personale ma un’alternativa per tutti.

Quanto può essere spietato o incoraggiante il “pubblico” che solitamente fa shopping nel web? Mi rendo conto che esistono gineprai spesso variegatissimi di risorse e capacità dalle quali attingere e scovare vere bellezze. La concorrenza (non mi viene una parola migliore ma spero di render comunque chiaro il concetto) è così forte anche in e-commerce?

Generalmente il pubblico che si muove nel web è gente abituata agli acquisti on-line, abituata a lasciarti sempre i feedback, capace di comunicare velocemente per concludere un acquisto. Quelli del web sono i clienti ideali, niente a che vedere con il pubblico che si muove nei mercatini, per intenderci…

Non mi è mai capitato un cliente on-line che mi chiedesse uno sconto, al contrario nei mercatini non mi è mai capitato un cliente che NON me lo chiedesse :)

Il problema della “concorrenza” non me lo pongo neppure perché ogni bravo artigiano ha il suo stile, una propria impronta che riesci a vedere in ogni suo lavoro. Un po’ come il sound per un chitarrista che per quanto ti possa sforzare, non riuscirai mai ad eguagliare anche se sei tecnicamente molto bravo. La cosa più importante per me, la mia vera missione professionale, è quella di riuscire ad essere riconoscibile attraverso i miei manufatti. Vorrei che la gente nel vedere un mio pupazzo dicesse: “Ah, questo è senz’ altro un Creo.Ergo.Sum!”. Quando questo succederà per ogni mio lavoro, io avrò realizzato il mio sogno di artigiana.

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Cosa consiglieresti a chi ti sta leggendo ora e sogna, nel suo piccolo, di tessere una piccola rete di acquirenti interessati alle proprie creazioni handmade?

Di buttarsi senza improvvisarsi. Di investire il proprio tempo sulla ricerca di un proprio stile, di studiare tanto, di provare, sbagliare e ricominciare daccapo. Di avere pazienza e costanza.

Hai progetti per il futuro che vuoi condividere con noi? Anche poco poco …

Stavo considerando l’idea di provare a fare di Creo.Ergo.Sum anche uno shop fisico. Lo immagino nella zona turistica della mia città, un luogo straripante di colore e di bambole magari condiviso con altri artigiani che abbiano un’offerta diversa dalla mia.

Come si vede “da grande” Giorgia?

Mi vedo in una città mittle-europea, nel quartiere della Malostranska di Praga, a leggere Kafka nella mia bottega artigianale. Questo è il mio sogno, che è un po’ la sintesi delle mie passioni: l’est-Europa, la letteratura, il mio artigianato.

Ti saluto con una domanda del tutto disinteressata e che, so già, miliardi di miliardi di lettrici si staranno chiedendo :D : quante probabilità ha una mancina di poter imparare a fare crochet da un maestro che sia abile ma avvezzo ad usare la mano destra?

Serve un maestro e uno specchio: dai Giusy, ti voglio collega di crochet molto presto!

Bellezza e talento, capacità e continua ricerca. Nessuna improvvisazione si coglie dalle sue creazioni, che sono il frutto di una ricerca costante ed assidua. È un occhio che non si lascia sfuggire alcuna sfumatura, quello di Giorgia, che rielabora e dona veste nuova all’arte del crochet, rendendola attuale e fruibile ad un pubblico di estimatori più esigenti e moderni. Ho sempre a cuore i progetti di coloro che sono in grado di attuare grandi modifiche a quelle che sono le tradizioni, per così dire, reinventandosi un linguaggio proprio e uno stile inconfondibile. Di lei e del suo fantastico mondo di fili colorati, non ci si può che innamorare perdutamente.

I riferimenti PREZIOSISSIMI per trovare Giorgia, che poi sono gli stessi dai quali io ho estrapolato le meravigliose foto che avete visto, sono i seguenti (da imparare A MEMORIA, please!):

Etsy Shop:

 https://www.etsy.com/shop/CreoErgoSumHandmade

AlittlemarketShop:

http://www.alittlemarket.it/boutique/creoergosum_handmade-571287.html

Facebook:

https://www.facebook.com/CreoErgoSum.Handmade

Per aderire alla campagna “Creativi Attivi”:

https://www.facebook.com/events/734025476633617/?fref=ts

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Grazie, preziosa ragazza!

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5 Commenti

  1. cristina zecchini
    Postato 03/02/2015 at 4:54 am | Permalink

    Grazie giorgia ,anch’io sono nonna e guardo la soap opera “il segreto” lavorando all’uncinetto quando ci sono i miei 2 nipotini,penso ti ruberò qualche idea,di sicuro di idee me ne hai date tante…Giusi buttati fare la catenella è già molto….aiutati con i tutorial e…..buona avventura

  2. Giusy
    Postato 03/02/2015 at 10:11 am | Permalink

    Grazie Cristina!!!! :) Spero di superare questo annoso tentennamento.
    Ti bacio!
    ;)

  3. cristina zecchini
    Postato 03/02/2015 at 11:30 am | Permalink

    Se ti capita di passare a Padova ti faccio volentieri da tutor

  4. Postato 03/02/2015 at 2:00 pm | Permalink

    Anche da qui un calorosissimo ringraziamento e una montagna di abbracci. Giusy hai già un tutor a Padova e ovviamente me in Sicilia: ti tocca solo decidere dove passerai le tue vacanze studio (mi casa es tu casa, s’ intende!)

  5. Giusy
    Postato 03/02/2015 at 3:01 pm | Permalink

    Ragazze, mi commuovete!!! Vi adoro, ecco, diciamola per bene! ;)

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