Cumbucachic

a cura di Elisa Da Silva Guimaraes

Chiedo perdono per i mesi di assenza… San Paolo è un caos! Sono stai mesi un po’ difficilini, in cui mi son lasciata trasportare e schiacciare dai ritmi folli di questa metropoli, che ti da molto, ma ti toglie anche molto. Bisogna essere abili e capaci nel prendersi cura di sè stessi, del proprio tempo… vorrei avere Sara qui con me e parlare della Cura del Tempo per un giorno intero!

La settimana scorsa ho avuto miracolosamente un day off, quindi ne ho approfittato immediatamente per fare una cosa che progettavo DA MESI!

Qualche tempo fa Sara mi aveva girato un post del blog wemakeapair.com in cui veniva fatta una carrellata sul design brasiliano e tra i vari artisti presentati ce n’erano alcuni di San Paolo… e in particolare c’è Priscila Ramos e la sua Cumbucachic, di cui mi son innamorata all’istante. E lì mi son detta… voglio trovare il tempo per staccare e andare alla ricerca di questi mondi artistici, lo voglio, lo desidero… ne ho pure bisogno!

La prima con cui son entrata in contatto è stata appunto Priscila, e incrociando le agende son riuscita ad andarla a trovare a casa, per conoscere il suo atelier e la sua storia.

Mi ha dato tutte le indicazioni per arrivare da lei, che sta agli antipodidi dove abito io (qui bene o male tutto è sempre dall’altro lato rispetto a dove stai tu), ma negli ultimi mesi Google maps è diventato il mio migliore amico, io e lui arriviamo ovunque!

E quindi ecco che arrivo nel quartire di Priscila, una zona residenziale, più di casette a schiera che non grattacieli da 20 piani… già spiando tra i cancelli mi rendo conto di essere arrivata a destinazione perchè scorgo dei vasetti che non possono non essere che Cumbucachic.

Priscila mi apre e appena arrivata in sala ho come la sensazione di entrare in un mondo parallelo, il mondo delle ceramiche fantastiche! Son stata lì quasi due ore, sorseggiando un té verde in tazze di ceramica bellissime…

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Andando con ordine… Priscila ha 35 anni, ma ne dimostra molti di meno. È di Campinas, città in cui ha frequentato Arti Visive e Storia dell’arte. Già prima dell’università faceva sculture di argilla, volti, busti, ma senza cuocerli poi in forno (mi ha spiegato che per cuocere una qualsiasi cosa al forno deve essere spessa al massimo qualche centimetro, quindi una testa di argilla totalmente piena scoppierebbe). Finita l’università si è trasferita con il marito a San Paolo, ma aveva deciso di non lavorare nel settore dell’arte, dava lezioni di lingua, aveva cambiato i propri progetti. Un giorno, ad una fiera, incontra Alessandra Dantas e inizia a fare con lei un corso di tornio. Da lì, inizia a sviluppare una serie di figure a partire da stampi di gesso che lei stessa crea, per abbellire i vasi che faceva al tornio (assemblages), fino a che le creazioni con gli stampi diventano il suo interesse principale, vende l’appartamento, compra una casa e si ritaglia uno spazio per il proprio atelier.

In sè lo spazio è piccolo, ma è come se fosse la porticina di accesso al meraviglioso mondo delle ceramiche Cumbucachic!!

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Mi ha fatto vedere tutto, dagli stampi, agli smalti, alle sue opere in attesa di entrare per la prima volta nel forno… wow!

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In pratica come lavora Priscila?! Prende spunto da tutto quello che vede, ha una lista infinita di idee e di nuove creazioni in attesa di predere letteralmente forma, consistenza e colore. È bello sentire che un artista è pieno di idee e che ciò che gli manca è il tempo per fare tutto quello che vorrebbe, perchè trasmette proprio una creatività contagiosa, o per lo meno stimolante.

Quando Priscila ha una nuova idea prima di tutto costruisce il calco di gesso, e vi garantisco che non è cosa facile… mi avrà spiegato cinque volte come ha fatto questo della balena!

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Poi, mossa intelligentissima, ha collaudato una sorta di stampo dello stampo, ovvero una figura in silicone del pezzo da riprodurre in ceramica, così quando il calco di gesso si usura può facilmente e velocemente farne un altro. Il suo modo di produrre ha un po’ di stile industriale perchè ottimizza il tempo, le permette di fare più pezzi in contemporanea, ma ad ognuno poi dedica il tempo e l’attenzione necessaria che trasforma il risultato finale in un pezzo di artigianato d’alta qualità.

Quindi, tornando a noi… Priscila lavora con argilla liquida, la barbottina. La versa dentro lo stampo di gesso e aspetta che inizi a seccarsi dai bordi, formando uno strato spesso. Al che svuota lo stampo dell’argilla liquida in eccesso. Lascia che si secchi ancora un po’ prima di levarlo dallo stampo. Mi ha spiegato che quando un prodotto è formato da due pezzi uniti tra loro, come è il caso dei bellissimi vasetti decorati con uccellini, tucani, omini o gatti, li chiude un giorno in un sacchetto di plastica per eguagliare il livello di umidità delle due componenti.

Questi sono un esempio delle creazioni che stanno aspettando di fare il primo giro in forno per essere cotti.

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Non immaginavo che la cottura richiedesse così tanto tempo, si va dalle 6 ore e mezza della prima cottura, alle 8 e mezza della seconda. Io son veramente abituata ad infornare solo dolci e biscotti.

Dopo la prima cottura tocca allo smalto. Priscila utilizza smalti liquidi, creati con formule specifiche. Nell’atelier erano disposti su due o più mensole, in una serie di vasi trasparenti, ciuascuno con la sua etichetta, perchè mi ha spiegato che il colore che si vede dal liquido non ha niente a che vedere con il colore che appare sulla ceramica una volta cotta. E spesso ci possono essere delle sorprese all’apertura del forno.

Questa parte degli smalti per me è stata interessantissima! Osservate questa volpe… prima di essere cotta la prima volta… e come è risultata alla fine. Visto che non dipinge con un pennello ma procede per immersione mi chiedevo come cavolo avesse fatto a smaltare solo una parte, stile maschera di bellezza in cui si evita il contorno occhi. E qui idea geniale: con un pennello passa della cera per isolare le parti in cui non vuole che lo smalto faccia presa sulla superficie porosa della ceramica. Sempre con la cera isola anche la base dell’oggetto che mette in forno perchè se fosse tutto smaltato si fonderebbe al ripiano e lei perderebbe due cose in una volta sola!

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L’immersione è una questione di poco tempo proprio, non sta minuti e minuti con il pezzo in ammollo, però a seconda di quanto sta può ottenere risultati diversi, dipende da quanto lo smalto inzuppa la porosità della ceramica. Ecco perchè ci possono essere sorprese nel risultato finale post smalto: un’immersione veloce fa si che lo smalto penetri meno e che il colore finale si combini con il colore di base della ceramica, che da al tutto un tono più bruno.

È quello che è successo al mio colibrì! Prima di contattare Priscila avevo dato un’occhiata al suo sito http://www.cumbucachic.com.br/  ed ovviamente è stato amore a prima vista con il pendente a forma di colibrì. Gliel’ho ordinato, chiedendone uno sui toni del blu/verde. Caso ha voluto che il colibrì abbia fatto un tuffo veloce nello smalto, e il risultato è questo…

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Che è uno spettacolo perchè racchiude in sè l’essenza dell’artigianato, in cui nessun pezzo è completamente identico al suo gemello… amoro! <3

Oltre all’immersione utilizza una spugna per lo smalto, vedete la differenza tra il verde della base della Cumbuca Elefante e il verde del prato della Cumbuca Casetta?

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Priscila ha iniziato a vendere on-line nel 2011, come attività extra, e all’inizio non stava ingranando molto con le vendite, tanto che un anno dopo ha lanciato un “fuori tutto”, avvisando che non avrebbe più fatto nulla. Nel 2013 si era iscritta al concorso Modern Craft Project, della vodka premium Ketel One, indetto per valorizzare l’idea di una vodka super artigianale, per il quale selezionavano artigiani contemporanei di diversi segmenti che trasportano tecniche tradizionali in un contesto moderno, e lei venne selezionata entrando nel gruppo dei 20 finalisti (http://www.livingdesign.net.br/2013/01/conheca-os-20-finalistas-do-concurso-the-modern-craft-project.html). A vincere alla fine fu un tale che creava strumenti musicali, ma essere stata selezionata da una commissione di cui facevano parte Fernando Jaeger e Isabela Capeto (un designer e una stilista molto famosi in questa parte del mondo) le ha dato la spinta per non mollare. Più o meno nello stesso periodo è stata scelta per fare il primo video del movimento “Compro de quem faz” (=compro da chi fa) che promuove l’artigianato contemporaneo in Brasile, ha ricevuto un invito per partecipare ad una fiera di artigianato qui a San Paolo chiamata Ógente, il cui prossimo appuntamento é a metà dicembre e mi vedrà vagare tra gli stand.

Trovate il video a questo link: http://vimeo.com/73809348#at=0

Attualmente la sua Cumbuca Capivara è esposta al Museo A Casa, tra i selezionati per il 4° Premio “Oggetto brasiliano”, un importante premio di riconoscimento del design e dell’artigianato in Brasile.

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Che dire? Devo fare una ricerca su questo movimento Compro de quem faz, che mi suona molto ma molto interessante, e di cui sposo in pieno la filosofia!

Perchè è importante valorizzare il lavoro di chi crea, di chi rende palpabili le proprie idee e dal nulla dà vita a forme e colori, rendendole disponibili a tutti.

Grazie a Priscila che mi ha aperto le porte della sua casa-atelier, che mi ha offerto un thé verde in tazze deliziose (io sono una fanatica delle tazze), che mi ha parlato in maniera entusiasta del suo lavoro e con cui ho passato due ore piacevolissime, parlando alla fine di tutto e di più.

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Peço perdão pelos meses de ausência… São Paulo é um caos! Foram meses meio complicados, deixei que os ritmos frenéticos dessa cidade me levassem e me esmagassem, cidade que dá muito, mas tira muito também. É preciso ser habilidoso e capaz de se cuidar, de cuidar do seu tempo… eu gostaria que a Sara estivesse aqui comigo para conversar sobre a Cuidado do Tempo durante um dia inteiro!

Semana passada, tive milagrosamente um dia de folga, e logo aproveitei para fazer uma coisa que estava planejando HÁ MESES!

Um tempo atrás Sara me encaminhou um post do blog wemakeapair.com, no qual era apresentado o cenário do design brasileiro, e entre os vários artistas plástico tinham alguns de São Paulo… e no específico há  Priscila Ramos e a sua Cumbucachic, do que me apaixonei em um instante. Aí pensei… quero recortar um tempo para afastar-me da frenesia e procurar estes artistas, eu quero, eu desejo… e preciso mesmo!

A primeira com quem entrei em contato foi a própria Priscila, e alinhando as agendas, no famoso dia de folga, consegui visitar ela, para conhecer o ateliê e a sua história.

Ela me passou todas as indicações para chegar à casa dela, que fica do outro lado da minha (mas aqui em São Paulo tudo fica sempre do lado oposto de onde você está), mas nos últimos meses Google Maps virou meu melhor amigo, junto com ele chego em qualquer lugar!

Então chego eu no bairro da Priscila, uma zona residencial, com mais casas do que prédios de 20 andares… e já espiando entre os portões me dei conto de ter chegado ao destino porque vejo umas cumbuquinhas que só podem ser da Cumbucachic

Priscila abre a porta e logo chegando percebo a sensação de entrar num mundo paralelo, o mundo das cerâmicas incríveis! Fiquei lá quase duas horas, tomando um chá verde em canecas de cerâmicas maravilhosas…

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Seguindo em ordem… Priscila tem 35 anos, mas parece bem mais nova. É de Campinas, cidade em que ela estudou Artes Visuais e História da Arte. Já antes da faculdade ela fazia escultoras de argila, caras, bustos, mas sem queimá-los no forno (ela me explicou que para queimar uma coisa qualquer no forno, tem que ter uma espessura de uns centímetros no mínimo, então uma cabeça de argila que não fosse oca poderia estorar). Depois da faculdade Priscila se mudou para São Paulo com o marido, mas resolveu não trabalhar com arte, dava aulas de língua, mudou seus planos. Um dia, numa feira, encontra Alessandra Dantas e começa um curso de torno com ela. Começa assim a desenvolver uma série de figuras a partir de moldes de gesso criados por ela mesma, para enfeitar os vasinhos feitos no torno (assemblages), até que as criações com os moldes se tornam o principal interesse dela, ela vende o apartamento, compra uma casa e recorta um espaço para montar seu o ateliê.

O espaço em si é pequeno, mas é como se fosse uma portizinha de acesso ao maravilhoso mundo das cerâmicas Cumbucachic!!

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Ela me mostrou tudo, desde os moldes até os esmaltes, e os produtos na espera da primeira queima no forno… wow!

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Como a Priscila trabalha?! Pega inspiração de tudo o que ela vê, tem uma lista infinita de ideias e de novas criações que estão esperando de ganhar uma forma concreta, uma consistência, uma cor. É muito bom ouvir um artista falar que tem muitas ideias e que só lhe falta o tempo para fazer tudo o que ele quer, transmite uma criatividade contagiosa, o estimulante pelo menos.

Quando a Priscila tem uma ideia nova como primeira coisa cria o molde de gesso, e eu garanto para vocês que não é nada fácil… ela me explicou no mínimo cinco vezes como fez o da baleia!

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Aí ela teve uma ideia super inteligente, testou uma espécie de molde do molde, ou seja, uma figura de silicone da peça que ela vai fazer com cerâmica, para poder refazer rapidamente e facilmente o molde de gesso quando ele se usurar pelo uso. Sua produção tem um estilo industrial, porque otimiza o tempo e lhe permite de fazer mais peças no mesmo tempo, mas a cada peça ela depois dedica o tempo e o carinho necessário, o que transforma o resultado final em uma peça de artesanato de alta qualidade.

Então, voltando… Priscila trabalha com argila líquida, a barbotina. Ela despeja a argila dentro do molde de giz e espera que comece a secar-se, formando uma camada espessa à beira do molde. Aí ela esvazia o molde, tirando a argila em excesso. Espera que a peça seque mais um pouco antes de retirá-la do molde. Ela me explicou que quando um produto é composto por duas peças diferentes que ela junta (é o caso dos lindos copinhos com avezinhas, tucanos, homenzinhos ou gatos), os fecha dentro de uma sacolinha de plástico para igualar a umidade das duas componentes.

Estes são exemplos das criações que estão esperando a primeira queima no forno.

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Não imaginava que a queima demorasse tanto tempo assim, são 6 horas e meia para a primeira queima, e 8 e meia para a segunda. Realmente eu estou acostumada a assar só bolos e biscoitos!!

Depois da primeira queima é a vez do esmalte. Priscila usa esmaltes líquidos, criados com formular específicas. No ateliê estão dispostos em duas prateleiras ou mais, vários vasos transparentes, cada um com a sua etiqueta porque ela me explicou que a cor do líquido não tem nada a ver com a cor final depois da queima. As vezes, ao abrir o forno, ela encontra umas surpresas.

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Achei muito interessante essa parte dos esmaltes! Observem essa raposa… antes da primeira queima… e o resultado final. Considerado que a Priscila não usa um pincel para passar o esmalte, mas usa a técnica por imersão, a minha dúvida era como ela conseguisse esmaltar só uma parte, deixando sem esmalte uma parte tipo máscara de beleza que evita o contorno dos olhos. E ela teve mais uma ideia genial: com um pincel passa uma cera para isolar as partes nas quais não quer que o esmalte grude na cerâmica. Sempre com cera isola também a base da peça que será queimado porque se a base estivesse esmaltada grudaria na prateleira do forno e ela perderia duas coisas numa vez só, a peça e a prateleira!

 

A imersão é uma coisa rápida, não demora muito tempo, ela não fica minutos e minutos com a peça de molho no esmalte, mas dependendo do “tempo de mergulho” ela pode obter resultados diferentes, dependendo de quanto a cerâmica absorve o esmalte. É por isso que podem ter surpresas no resultado final: uma imersão rápida faz com que o esmalte penetre menos e que a cor final se misture com a cor de base da cerâmica, que dá um tom mais marrom.

Isso é o que aconteceu com o meu beija-flor! Antes de entrar em contato com Priscila dei uma olhada no site http://www.cumbucachic.com.br/ e foi amor a primeira vista com o pingente beija-flor. Encomendei um, pedindo que tivesse uma cor azul esverdeada. Por acaso o beija-flor deu uma mergulhada rápida no esmalte e o resultado e esse…

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Que é um espetáculo porque leva em si a essência do artesanato, pois nenhuma peça é totalmente igual a outra… adoro! <3

Além da imersão Priscila utiliza uma esponja, conseguem ver a diferencia entre o verde da base da Cumbuca Elefante e o da grama da Cumbuca Casinha?

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Priscila começou a vender on-line em 2011, como atividade quebra galho, e no começo as coisas estavam indo bem devagar, tanto que depois de um ano lançou uma queima de estoque, avisando que não ia mais fazer nada. Em 2013 se inscreveu ao prêmio Modern Craft Project, organizado pela vodka premium Ketel One. O concurso selecionou artesãos contemporâneos de diferentes segmentos que transportam técnicas tradicionais para um contexto moderno, e ela entrou no grupo dos 20 finalistas (http://www.livingdesign.net.br/2013/01/conheca-os-20-finalistas-do-concurso-the-modern-craft-project.html). Quem ganhou foi um cara que criava instrumentos musicais, mas ter sido selecionada por jurados como Fernando Jaeger e Isabela Capeto lhe deu o impulso para não largar sua atividade artística. Mais ou menos no mesmo período, foi escolhida para fazer o primeiro vídeo do movimento Compro de quem faz, que promove o artesanato contemporâneo no Brasil, foi convidada para participar de uma feira de artesanato aqui em São Paulo chamada Ógente, que vai acontecer na metade de dezembro e que irei visitar sem dúvida nenhuma.

Para assistir o vídeo: http://vimeo.com/73809348#at=0

Agora a sua Cumbuca Capivara está sendo exposta no Museu A Casa, entre os selecionados para o 4° Prêmio Objeto Brasileiro, um importante prêmio de reconhecimento do design e do artesanato no Brasil.

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O que dizer? Tenho que pesquisar sobre este movimento Compro de quem faz, que parece muito mas muito interessante e do que compartilho plenamente a filosofia!

Porque é importante valorizar o trabalho de quem cria, de que torna palpáveis suas ideias e do nada dá vida a formas e cores, tornando-os disponíveis para todos.

Muito obrigada à Priscila, que abriu as portas da sua casa-ateliê para mim, me ofereceu um chá em canecas encantadoras (eu sou doida para canecas em geral), que conversou comigo do seu trabalho cheia de entusiasmo e com a qual passei duas horas muito agradáveis, conversando finalmente de tudo.

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Cumbucachic

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