Tra kilt,foche e…mostri lacustri…seconda puntata!

8° giorno – Landmark Park

Se ti trovi in Scozia, in estate ed hai dei bambini, è tappa obbligata il Landmark Park. Si tratta di un parco divertimenti “a misura” di Scozia, quindi dove le attrazioni sono più partecipative, (inter)attive che nei parchi divertimento nostrani (da abbonata pluriennale a Mirabilandia, che è a 5 minuti di macchina da casa, posso dirlo con cognizione di causa!).

Al Landmark c’è un po’ di tutto, all’interno di una bella location naturale: percorsi in mezzo al bosco con avvistamento fauna selvatica (gli sfuggenti scoiattoli rossi in primis), qualche gioco più “tradizionale” (scivoli d’acqua, una piccola montagna russa), funi e percorso stile parco avventura dove sali imbragato tra ponti tibetani, pali da arrampicata, ecc. e dimostrazioni live di alcune attività tradizionali (es. una piccola segheria funzionante con tanto di cavallo a cui, in certi orari, fanno trascinare qualche tronco, per mostrare come avveniva la lavorazione ed il trasporto del legno).

Il prezzo del biglietto è abbordabilissimo, in più eventuali formule da più giorni (o addirittura l’abbonamento stagionale!) si acquistano aggiungendo poche sterline all’ingresso unico.

I bambini naturalmente sono nel loro elemento naturale: arrampicate su case sull’albero, discesa da scivoli paralleli, percorso avventura, prove di forza di taglio tronchi in due con la sega con consegna finale dell’ambito pezzetto di tronco e foto sul trono gigante del mastro legnaiolo! Un bellissimo percorso su passerelle di legno ad altezza dei rami degli alberi più alti per avvistare gli scoiattoli rossi, altre assurde attrazioni, tipo una sedia gigante, posizionata su un letto di ghiaia, dove la seduta è più indietro, le gambe più avanti, e guardandola di fronte, in prospettiva, chi si siede risulta piccolissimo, paragonato agli altri che si posizionano a fianco delle gambe (da vedere più che raccontare!).

A fine giornata ci facciamo anche una passeggiata non lontano, lungo le rive del Loch Garten (a Boat of Garten), dove c’è anche una riserva (e quindi possibilità di avvistamento) del falco pescatore (osprey).

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9° giorno – Brodie Castle, Findhorn, Speyside – Whisky trail – Glenfiddich 

Iniziamo la giornata con una visita (esterna) al Brodie Castle, dove l’ottima play area intrattiene i bambini (anche sotto una leggera pioggerella) per un bel po’.

Quando finalmente li convinciamo ad andarcene, ci dirigiamo verso Findhorn, sulla costa, a nord-est di Inverness, che molte guide e racconti di viaggio indicano come un’ottima zona per l’avvistamento delle foche.

E’ il classico paesino di pescatori, con una spiaggia sabbiosa chiara e barchette che fanno la spola con l’altro lato della baia, che si trova in una riserva naturale ed è dove più spesso sostano le foche. Effettivamente ne avvistiamo un nutrito gruppo, spiaggiate proprio all’altro capo della baia, peccato però che siano lontane e anche con la macchina a zoom massimo si intravedano appena!

Va beh, ci consoliamo, proprio mentre fuori inizia un acquazzone di quelli a cui ancora la Scozia non ci aveva dato prova, fermandoci al Kimberley Inn per la pausa pranzo. Il caso vuole che il piatto del giorno sia…aragosta! Insomma, siamo in vacanza no! Allora, vada di aragosta!! Prendiamo la versione “piccola”, che proprio tanto piccola non è, e che soddisfazione! Gnammm!

Nel pomeriggio ci spostiamo in zona Speyside, l’area dove c’è la maggior concentrazione di distillerie di whisky in Scozia (quindi, direi nel mondo…! ;-)

Avevamo letto che una delle più organizzate (per di più gratuita!) visita guidata alle distillerie è quella del Glenfiddich. Arriviamo alla reception giusto un paio di minuti prima della partenza dell’ultimo tour… La visita è decisamente all’altezza delle aspettative: prima ti portano in una sala dove mostrano un suggestivo video di presentazione della distilleria e della famiglia che l’ha fondata e ancor oggi la dirige, con cuffie e traduzione in diverse lingue (per il solito divertimento dei bambini). Poi una guida molto preparata e professionale conduce attraverso tutte le aree della produzione, dalla fermentazione all’invecchiamento nei silos, poi lo spostamenti nelle botti e l’invecchiamento fino alla messa in commercio. Alla fine è incluso (quindi, gratuito) anche un assaggio di 3 tipi diversi di whisky. Peccato che io non ami il whisky, ed Ale scopra in quell’occasione che il tipo di whisky che non gli piace è proprio quello sul genere del Glenfiddich! Non si può avere tutto!

Terminiamo l’esplorazione girovagando lungo il fiume con visita finale alla cascata che scende lungo la Corrieshalloch Gorge. scozia 2

10° giorno – Wester Ross, Ardvreck Castle, Ullapool

Ok, dopo un’immersione nella Scozia antropizzata (?!?) si ritorna nei desolati panorami tipici delle highlands, dove non s’incontra segno di vita (se non qualche gregge di mucche e pecore al pascolo) per chilometri. Wester Ross | Westeros: l’evidente assonanza di questa regione con il continente all’estremo occidente del Mondo narrato da George R.R. Martin in Game of Thrones (Il Trono di Spade) agli occhi di Ale, prima ancora di esserci arrivato, permea questo luogo di un alone a dir poco mi(s)tico.

Ed effettivamente la visita è all’altezza delle attese: i chilometri da macinare sono parecchi, ma si passa attraverso i più incontaminati e caratteristici scenari delle highlands settentrionali, tra laghi, prati verdi ed un susseguirsi di montagne e collinette spazzate dal vento.

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Proprio nel bel mezzo di uno di questi panorami si trovano le rovine di Ardvreck Castle, su cui i bambini si arrampicano giocando ai cavalieri. Estremamente pittoresco, non saprei definirlo in miglior modo.

La nostra destinazione per la giornata è Ullapool, cittadina che, con i suoi 1300 abitanti, è il centro principale nel raggio di chilometri. Ci rifugiamo sotto la veranda del Seaforth Inn, consigliatomi da un’amica di Inverness, giusto in tempo per scampare ad un mega acquazzone! La solita fortuna!!! Whoop Whoop…Il piatto da provare da queste parti è un classico: fish’n’chips. Con una birretta della brewery locale e il nostro piattone davanti, due gocce non ci spaventano di certo!

Prosegiamo ancora verso Nord, verso Lochinver, per poi tornare per una strada il cui nome è tutto un programma: wee mad road (la stradina pazza). Più volte mentre eravamo in Scozia ci siamo chiesti come e perché esistano queste stradine, che portano da nessunluogo a nessunaltroluogo, sostanzialmente carrettiere o mulattiere. Eppure ci sono, quasi sempre ben asfaltate, anche se, altrettanto di frequente, strettissime e single track. Così mentre percorri la wee mad road ti ritrovi qualche altro pazzo come te (che, come te, spesso ha pure poca dimestichezza con la guida inglese) e riuscire a districarsi senza finire giù per la scarpata è un’impresa! Ma troppo divertente! Percorri la wee mad road e ti sembra di essere un pioniere alla conquista di territori inesplorati. Ad ogni curva (e ce ne sono tante!) un diverso panorama: un laghetto interno, una collinetta, il mare…

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11° giorno – Brora Beach e Dunrobin Castle

Il giorno successivo Ale è uno straccetto ambulante: ha macinato chilometri e chilometri su contorte stradine pazze e decisamente poca voglia di guidare ancora. Con un breve spostamento facciamo sosta al Dolphin & Seal Centre a North Kessock (sulla Black Isle, all’altro capo del Moray Firth). Ci indicano alcuni buoni punti di osservazione delle foche (con dettaglio degli orari entro cui è possibile vederle, mentre c’è la bassa marea, quindi entro le 12,00-13,00 circa). In particolare, ho letto e mi confermano di un posto, Brora Beach, che però sarebbe 86 km più a Nord… (Ale sta già sbuffando!).

Cartina alla mano, risaliamo in macchina e decidiamo di avventurarci in questi 86 km. Arrivati a Brora, naturalmente non c’è nessun cartello con scritto: “Per avvistamento foche, di qua”. Parcheggiamo ad un golf club, chiedo informazioni all’interno, mentre Ale prova ad esplorare a piedi le immediate vicinanze. Finalmente riusciamo ad ottenere indicazioni su dove parcheggiare ed in che direzione procedere lungo la spiaggia. Al parcheggio incontriamo una signora, che sta andando via, a cui chiediamo se ha visto le foche: ci dice di sì, che sono a circa mezz’ora di cammino, sugli scogli, bisogna fare attenzione perché si camuffano bene con le alghe e le rocce circostanti!

Seppure un po’ riluttanti (è ora di pranzo e la fame sembra il loro pensiero prioritario!), i bambini ci seguono, per essere ricompensati, proprio una mezz’oretta dopo, da uno scenario da lasciare a bocca aperta (anzi, chiusa, per non disturbare troppo!). Decine di foche si rilassano bel belle sopra agli scogli, a pochi metri da noi. Che spettacolo! E, più incuriosite che diffidenti, ci lasciano avvicinare fino quasi a poterle accarezzare! I bambini, ringalluzziti, sono bravissimi! Si muovono con passo felpato tra gli scogli, sussurrano per non far rumore, ci fanno notare qui una foca che si tuffa e nuota agilmente, là un’altra che non si spiega come possa restare in bilico sullo scoglio. A distanza di mesi, è ancora l’esperienza che, sia noi che i ragazzi, ricordiamo come emblematica dell’intero viaggio, e pur avendo viaggiato parecchio, devo dire che è nei primissimi posti nella personale classifica delle più belle esperienze mai vissute!

Ci siamo talmente concentrati sulle foche da non accorgerci che la fatidica marea si stava nel frattempo rialzando, e quegli scogli che prima affioravano interamente, in cui ci siamo avventurati, ora sono il larga parte sommersi! Zigzaghiamo fino alla spiaggia e torniamo alla macchina.

Tornati nella civiltà, ci fermiamo al Dunrobin Castle, molto imponente ed elegante con curatissimi giardini, in cui si svolge una esibizione di falconeria. Il falconiere che conduce lo spettacolo ci sa fare, fa battute e coinvolge il pubblico. I bambini sono seduti in prima fila, guardano rapiti le evoluzioni dei rapaci, confabulano con due sorelline inglesi in una lingua che loro soli capiscono, e come vicino di banco per qualche minuto hanno un gufo reale!

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Non paghi, decidiamo, prima di rientrare, di fare una ulteriore sosta. Presso le Falls of Shin ci sono i salmoni che risalgono il corso del fiume. In quel punto è particolarmente arduo, per via delle cascatelle, non altissime ma per loro mastodontiche. E’ incredibile vedere con quanta innata ostinazione tentano l’impossibile. Ti ritrovi appollaiato alla piattaforma sospesa, con altri, a fare il tifo per loro. Alcuni dopo innumerevoli tentativi ce la fanno, salvo poi essere spinti nuovamente giù dalla fortissima corrente! Lo spettacolo della natura, ancora una volta.

12° giorno – Culloden Battlefield

Mancano ormai pochi giorni al rientro, nonostante i buoni propositi di non strafare, abbiamo macinato chilometri, scenari, visto castelli, distillerie, cascate, delfini e foche. Se vogliamo sopravvivere e tornare, non dico riposati, ma per lo meno ancora tutti interi, è bene che ci risolviamo a tirare un po’ i remi in barca. Gli ultimi giorni quindi ce la prendiamo più comoda, restiamo nelle vicinanze e non accumuliamo cose.

Ad un tiro di schioppo dall’appartamento c’è il centro visite del Culloden Battlefield, votato uno dei migliori Visitor’s Centre di Scozia. Il prezzo di ingresso include la visita al grande padiglione e una visita guidata (con guida “umana” o con audio guida) al campo di battaglia esterno. Il centro visite è molto curato: presenta video a 360° di simulazione della battaglia, plastici di grandi dimensioni, tantissimi pannelli esplicativi e oggetti dell’epoca della battaglia, che, il 16 aprile 1746, oppose l’esercito inglese guidato da Billy il Macellaio ai ribelli scozzesi di Bonnie Prince Charlie e vide la definitiva sottomissione degli scozzesi alla dominazione inglese.
I bambini si divertono indossando i costumi dei due eserciti contrapposti e sfidandosi con armi giocattolo a disposizione dei piccoli visitatori.

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Sul finire della vacanza, sembra che anche il bel tempo, che ci aveva quasi sempre accompagnati, voglia salutarci, lasciandoci un ricordo stereotipato della piovosa Scozia: proprio mentre siamo nel bel mezzo del campo di battaglia, ci investe un Acquazzone con la A maiuscola! Nonostante la corsa per rientrare al centro visite, in quei pochi secondi siamo completamente, irrimediabilmente inzuppati, da capo a piedi, in ogni abito e strato indossato.

Ce ne torniamo all’appartamento in cerca di abiti asciutti…

13° giorno – Inverness

Siccome alloggiamo a due passi da Inverness ma non l’abbiamo ancora visitata, se non marginalmente, dedichiamo la giornata all’esplorazione della città, soprattutto per qualche shopping di gadget e simili prima della partenza. E’ vivace, turistica ma dal volto umano. Non c’è però molto da fare. Finita la perlustrazione delle due/tre vie principali del centro, restano solo i centri commerciali, di cui onestamente ne abbiamo già abbastanza dalle nostre parti…Durante l’odierno acquazzone, troviamo rifugio al Museo di Storia Naturale, gratuito, come praticamente tutti nel Regno Unito, e con una bella esposizione oltre che una immancabile stanzetta per i bambini, dove colorare disegni degli abiti tradizionali, comporre formine di dinosauri e così via. Da notare il piccolo cimitero dietro ad una chiesa che Ale, avido lettore in gioventù di Dylan Dog – che era ambientato proprio qui ad Inverness – scova ed in cui si fa fotografare.

Pigramente lasciamo scorrere la giornata e ci prepariamo per l’incombente grande discesa. All’andata avevamo comunque fatto tappa ad Edinburgo, quindi spezzato la lunga distanza che separa Inverness dall’aeroporto di Prestwick, mentre al ritorno dovremo fare tutto in una volta.

14° giorno – Loch Morlich

Ultimo giorno, vogliamo chiudere in bellezza.
Passiamo la giornata, che per nostra fortuna è di nuovo graziata dal sole splendente, a Loch Morlich, dalle parti di Aviemore, alle porte del Cairngorms National Park.
E’ un posto idilliaco, con spiaggia rossa che ricorda certi scenari del Sud Ovest USA, e un lago nelle cui acque si specchiano le montagne circostanti.

Gli uomini osano persino un bagno nella gelida acqua del lago, io non ci penso nemmeno! Sono troppo freddolosa! Poi insieme si cimentano nella costruzione di una specie di resort per le anatre, con corsi d’acqua, barriere che delimitano le stanze. In effetti le anatre sembrano apprezzare, o per lo meno si aggirano attorno incuriosite: stanno facendo la fila per il grand opening!

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15° giorno – Il ritorno

L’ultimo giorno, trascorso quasi interamente in macchina sotto una pioggia che nemmeno i tergicristalli al massimo riescono a rimuovere, non avrebbe nessun motivo di menzione, se non fosse che abbiamo la brillante idea, visto che comunque dovevamo passare da Glasgow sulla via per Prestwick, di fermarci a mangiare nel nostro attuale locale preferito di Scozia (mh, direi dell’interno Regno Unito): Mother India Cafè, che si affaccia sul  Kelvingrove Park. Un minuscolo ristorantino indiano che propone piatti in forma di tapas: assaggi di tante cose, tutte assolutamente deliziose! Ci toccherà tornare più e più volte per sperimentare l’intero menu! L’ultima volta che ci eravamo stati, nel dicembre del 2010, guardando fuori vedevamo la neve scendere copiosa. Questa volta è la pioggia ad accompagnare il nostro glorioso pasto di arrivederci.
Grazie Scozia ancora una volta per averci stupito…

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2 Commenti

  1. Postato 31/07/2013 at 11:33 am | Permalink

    che posti bellissimi…sia io che il marotozzo ci siamo sempre ripromessi di visitare la Scozia (per altro siamo fan di Martin…!). Da 4 mesi è arrivato Paoletto paperetto ma vedo che anche con i bimbi è un bellissimo viaggio…appena il nano cresce un po’……..!

  2. marilena
    Postato 31/07/2013 at 5:51 pm | Permalink

    rimango sempre più della stessa idea

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